Ridurre i ricoveri fuori dalla Calabria è possibile, se si scelgono professionalità riconosciute e si realizzano centri di riferimento regionali.
Quello che è accaduto per le patologie della tiroide, potrebbe essere un modello da replicare, se ci fosse in Calabria maggiore attenzione nella programmazione sanitaria e il pieno coinvolgimento delle strutture private di qualità. La tiroide viene citata nel piano di rientro, nei piani operativi e nella definizione delle rete ospedaliera come patologia ad alta mobilità passiva. Circa 1500 interventi all’anno, di cui la metà fuori dalla Calabria con l’Università di Pisa come primo punto di arrivo con più di 260 casi trattati. Oltre il 40% di chi si opera in Calabria, sceglie da diversi anni la clinica convenzionata Villa del Sole di Cosenza , diventata in questi anni, centro di riferimento regionale. E’ qui che dal 2011 opera il professore Piero Berti, proveniente proprio da Pisa, centro nazionale per patologie tiroidee, con all’attivo decine di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali per aver introdotto una innovativa tecnica mininvasiva. In dieci anni il professore ha eseguito circa 30.000 interventi.
Nel 2011 arriva in Calabria su sollecitazione del presidente del consiglio regionale Franco Talarico per lavorare nel settore pubblico, le vicende del piano di rientro lo hanno portato a Villa del Sole a Cosenza, struttura convenzionata, con l’obiettivo di diventare centro di riferimento regionale. L’obiettivo è stato centrato già nel 2012 con oltre 200 interventi all’anno, mentre nel 2018 ha trattato oltre 300 casi e alcune decine in pazienti provenienti dalla Basilicata, Puglia e Campania.
Incontriamo il professore alle 11 di sera, a cena, dopo una giornata passata in sala operatoria dove ha eseguito 10 interventi di cui uno su una ragazza calabrese di 17 anni affetta da tumore alla tiroide.
“A Pisa –racconta a margine dell’intervista – facevo dai 2500 a 4000 interventi all’anno, tantissimi miei pazienti venivano dalla Calabria. Il fenomeno può essere ridotto se la Regione ci mette nelle condizioni di poterne fare di più”. La ricetta per ridurre la mobilità passiva della Calabria per il professore Berti è “portare professionisti accreditati da fuori per iniettare fiducia nel sistema sanitario attraverso anche una comunicazione scientifica di qualità”.