Spesso quando un calabrese va a curarsi fuori dalla Calabria lo fa per per scelta, perché obbligato, perché non ha fiducia.
Ogni volta che va fuori dalla Calabria esporta capitali sottratti ai calabresi. I dati dicono che più grande ospedale regionale sta fuori dai confini della Calabria: oltre 65 mila ricoveri, il 22% del totale per un costo di 320 milioni di euro. Molto sono inappropriati, migliaia vengono pagati con tariffe più alte rispetto a quelle delle regioni in piano di rientro. E così accade che un intervento di resezione della prostata, la Regione Calabria lo paghi maggiorato del 30% se lo deve rimborsare alla Regione Lombardia anziché al Piemonte. E’ così per molte altre patologie ortopediche, oncologiche e cardiologiche. Interventi chirurgici o terapie che possono tranquillamente essere trattate in Calabria da bravi medici non sempre valorizzati. Ad alimentare questo sistema “malato” anche l’atteggiamento di pattuglie di medici di famiglia e specialisti che aprono i propri studi privati a colleghi (spesso di origini calabresi) di strutture private del nord che arrivano in Calabria a fare shopping di pazienti.
Tutto questo è un meccanismo da “fiera della salute” che procura percentuali di guadagno importanti su ogni visita medica effettuate in Calabria e su ogni ricovero effettuato nelle strutture di riferimento. Movimenti che possono essere tracciati estrapolando i dati dai flussi informatici che la Regione invia al ministero. Dati spesso sconosciuti a chi ci governa e a chi dovrebbe programmare i servizi in Calabria.
I viaggi della salute sono la piaga della Calabria. Creano un doppio danno: alla Regione che deve rimborsare le prestazioni e alle famiglie costrette a indebitarsi e sobbarcarsi spostamenti e soggiorni per potersi curare. La burocrazia e la politica (tutta) per anni hanno ignorato le conseguenze di questo fenomeno nella convinzione che mai qualcuno avrebbe presentato il conto. Invece quel giorno è arrivato. Il governo regionale è con le spalle al muro e scelte politiche nate altrove e imposte da commissari hanno avuto l’unico obiettivo di far quadrare i conti. Sicuramente non quelli della Calabria che, infatti, non tornano.
Negli anni sono arrivati d Roma burocrati che anziché aggiustare il servizio sanitario lo hanno sfasciato, consentendo a strutture private accreditate del Centro-Nord di fare affari sulla pelle di tanti cittadini calabresi e meridionali. Guardando al passato, mentre tutto ciò accadeva, aumentava il deficit, 1.4 miliardi euro tra il 2001 e il 2009 pagato con un mega mutuo a 30 anni e circa 428 milioni di euro di fondi Fas sottratti agli investimenti e allo sviluppo.
I dati sulla mobilità dal commissariamento in poi ci dicono che 2,5 miliardi di euro sono stati sottratti alla sanità calabrese e finiti per finanziare i costosi sistemi sanitari di Lazio, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Per anni migliaia di donne con il sospetto di tumori al seno o all’utero venivano mandate in una struttura privata campana per effettuare la Pet (esame diagnostico per immagini di medicina nucleare) e da qui indirizzate in strutture del Lazio e della Lombardia per curarsi. Agazio Loiero, presidente della Regione, nel 2009 ne fece ordinare tre per gli ospedali di Cosenza, Reggio e un’altra a Catanzaro in aggiunta all’unica funzionante al Policlinico di Germaneto. Scopelliti, alle prese con i tagli imposti dal governo Berlusconi, decise di comprare una sola per l’ospedale di Reggio. Il blocco del turnover non consentì di utilizzarla per mancanza di personale, mentre a Cosenza, dove il personale c’era, la Pet è arrivata nel 2016 per imposizione del presidente Oliverio, contro il volere della struttura commissariale.
W l’Italia
Concordo in toto.
Anzi direi il commercio della Sanità, piuttosto che fiera.
Tutto vero quello che lei dice, anche sui costi maggiorati e sui commissari imposti per incentivare lo sfascio e sul mantenimento di sprechi inutili e rami secchi che sottraggono risorse alla tecnologia ed al l’eccellenza
Lei parla di resezione della prostata ma, per quanto riguarda l’Urologia la Calabria è sempre stata indietro di 20 anni per scelte farlocche in favore della Chirurgia Generale.
Forse oggi ,grazie a competenze e capacità nuove, grazie al sacrificio di Don Chisciotte che hanno lottato e lottano contro i mulini a vento, tale specialistica sta acquistando il giusto valore.
In Sanità hanno fatto da padroni il clientelismo , la inefficienza, la disorganizzazione, trascurando la meritocrazia ed il paziente.
Ignoranti matricolati occupano posti di assoluta rilevanza , incapaci di una visione lungimirante a causa di incapacità , superficialità e mancanza di cultura.
Si può impedire il ” commercio” solo dotando le poche strutture funzionanti della regione di tutte le tecnologie ed assumendo medici e personale bravi e capaci e non lottizzati
Non ha senso parlare parlare di semplice turnover, che significa abbaiare alla luna della inefficienza.
Allora si potrà dire all’utente che vuole andare a Milano che la regione non rimborserà nulla in quanto in grado di offrire in loco le strutture di eccellenza con tutte le tecnologie indispensabili
Le risorse sia economiche che di personale si possono ricuperare si chiudendo le tante strutture fatiscenti circa 10 , nella sola Provincia di Cosenza, potenziando l’unica struttura esistente con personale e , ad esempio, oltre che con la Pet , con l’ultima Tecnologia innovativa, il Robot, che è poi uno dei tanti motivi per cui il cittadino emigra ,e che ormai è in funzione al nord da almeno 7/8 anni a pieno regime.
Solo allora la fiera ed il commercio della salute finiranno
Cui prodest il contrario?
Probabilmente ci guazzano in tanti
I commissariamenti sono miseramente falliti nei loro pur discutibili obiettivi (puntati solo a far quadrare i conti, senza nessun riguardo ai bisogni sanitari dei calabresi).
Qui un esempio di come hanno saputo apparecchiare la tavola per le strutture, soprattutto private, del centro-nord.
Giovedì Santo, il governo strabico (autonomia e soldi al Nord, commissari ed elemosine al Sud) verrà in pompa magna a SUPER commissariare la sanità calabrese.
Già… i leghisti stellati, andranno quindi ben oltre lo scempio portato avanti da tutti i governi precedenti: verranno a consumare l’ultima cena. A spese nostre, come sempre.
(E molti calabresi plaudenti, non tutti in buona fede, li accoglieranno: a partire da certa informazione.).