Non mi scandalizza che professionisti del Veneto possano venire in Calabria ad insegnare come organizzare un’area chirurgica di un ospedale Hub o Spoke. Mi scandalizza, invece, l’idea che la riorganizzazione di un settore della sanità calabrese passi, ancora una volta, per 3 aziende ospedaliere, 5 aziende sanitarie e un’azienda universitaria che non dialogano tra loro, dove tutti fatto tutto e poco viene fatto bene; Mi scandalizza che si continua a ragionare di sanità guardando agli ospedali e non alla rete territoriale; che si continui a proporre megaprogetti mentre si sta sfasciano anche quello che di buono c’è rimasto nel servizio sanitario calabrese; Mi scandalizza vedere medici provati nel duro lavoro quotidiano che danno risposte ai pazienti a mani nude e senza strumenti tecnologici e risorse umane adeguate. Medici che, in molti casi, non hanno nulla da invidiare ai colleghi del nord. Mi scandalizza la rappresentazione che si vuole dare della sanità calabrese andando oltre i limiti che ci sono e sono di natura organizzativa e gestionale.
Diciamocela tutta: è la politica che alimenta le sacche di resistenza che si annidano nei centri nevralgici della gestione sanitaria, che non consente di riformare la sanità calabrese. Paventare che l’accordo con la Regione Veneto possa trasformarsi in un’operazione politica alla vigilia della campagna elettorale è un allarme più che fondato, perché non è chiaro il movente di questa operazione, così come non è stato chiaro quello che spinto al varo del “Decreto Calabria” che si sta dimostrando un vero fallimento. Mi viene da chiedere chi ha scelto il Veneto come modello organizzativo e perché, per esempio non l’Emilia Romagna che ha la migliore organizzazione dei servizi sanitari territoriali in Italia.
Da questo momento farebbero bene i corpi intermedi della società calabrese, a partire dell’ordine dei medici, a vigilare affinché questo accordo sia davvero un’opportunità e non un’altra trovata elettorale e demagogica come quella del leghista Calderoli. Ricordate? voleva occuparsi dei forestali calabresi e non ha mai messo piede in Calabria.
Adriano Mollo