Questa mattina a Buongiorno Regione della Tgr, ospite dei colleghi Riccardo Giacoia e Mara Martelli, abbiamo parlato di due temi di scottante attualità della sanità cosentina: I dati del tracciamento Covid che l’istituto superiore di sanità contesta; e della vicenda della Pet, strumento utile per la diagnosi dei tumori.
Sul primo punto, ho detto che in Calabria manca la “cultura del dato”, in ogni settore non si seguono le procedure e la disorganizzazione è totale. C’è un sistema informatico che va popolato di dati, estrapolandoli ed analizzandoli si possono fare indagini epidemiologiche, stabilire i fabbisogni, rimodulare l’offerta sanitaria, stabilire budget di spesa e controllare la qualità dei servizi. Questo lavoro in tutte le Regioni viene fatto da esperti in materia sanitaria, da statistici, qui in Calabria questo lavoro non viene fatto da nessuno perché è un settore, evidentemente, che non viene ritenuto strategico. Il risultato di questa grave omissione è la “contabilità onirica” contestata dai ministri Tremonti e Sacconi nel 2009; i doppi pagamenti, la bocciatura sui Lea per il mancato invio dei dati, il tracciamento saltato, i contenziosi con i fornitori, gli sprechi.
Poi c’è la vicenda della Pet e la storia della signora Luzzi, che dopo tanti rinvii della prestazione, decide di andare in Campania a fare l’esame.
L’Idea che mi sono fatto? C’è qualcuno che bara sulla pelle di pazienti fragili. Non è la prima volta che i vari Cup del Cosentino indirizzano pazienti verso strutture private accreditate calabresi e fuori dalla Calabria, così come è noto; spesso sono proprio alcuni medici che indirizzano i propri pazienti verso strutture fuori dalla Calabria. È la fiera della salute, che ho raccontato in questo articolo lo scorso anno. (https://www.calabriaextra.it/la-fiera-della-salute-che-impoverisce-la-nostra-terra)
Una Pet si può rompere, di solito viene riparata in poche ore, però c’è una procedura che prevede la riprogrammazione delle prestazioni saltate. Mi chiedo perché non è stata eseguita? chi lo doveva fare? Probabilmente lo stesso Cup. Sicuramente non si può addebitare al dottore Bagnato alcuna responsabilità, anzi dovremmo dare una medaglia perché la sua equipe quest’anno ha già fatto 2000 prestazioni, quando la programmazione regionale fissa in 1500 l’obiettivo (Dca 56/2015).
Questa della Pet è una vicenda scandalosa, fino al 2015 in Calabria era solo una quella funzionate, a Germaneto nei locali della ex fondazione Campanella fallita nel 2014. La signora Luzzi se è andata in Campania e ha trovato risposta immediata, un motivo c’è.
La Campania ha programmato 31 Pet, attualmente ne sono in funzione 19, di cui 7 pubbliche e 11 private accreditate per per 5,8 milioni di abitanti, 1 Pet ogni 300 mila abitanti, la Calabria ne ha solo 3. Una ogni 650 mila.
A decidere che la Calabria doveva avere solo tre Pet negli ospedali hub sono stati i Commissari Massimo Scura e Andrea Urbani, quest’ultimo direttore alla programmazione sanitaria del ministero della Salute, con un decreto, il 56 del 2015. I due stabiliscono che in Calabria c’è un fabbisogno di 4500 prestazioni. Una balla colossale, ogni anno vengono diagnosticati in Calabria 12 mila nuovi casi di tumore e Agenas ci dice che vengono effettuati circa 6000 interventi chirurgici oncologici (https://www.calabriaextra.it/casi-di-tumore-in-calabria) . La Pet è il principale strumento di diagnosi dei tumori ed è evidente che 3 Pet non bastano. A questo punto l’Ufficio del Commissario deve decidere: o si accreditano i privati già autorizzati che hanno già la Pet o si installano altre Pet nel Pubblico. Ed è paradossale che la commissaria dell’Annunziata di Cosenza abbiamo rifiutato la proposta di installare una nuova al Mariano Santo dove sta nascendo un polo oncologico e dove è già installata quella in funzione. Una macchina costa 3 milioni ed ogni esame ha un costo, per i soli materiali di 4000 euro a cui va aggiunto il personale specializzato. Il servizio sanitario nazionale prevede un rimborso per le strutture private accreditate di 1100 euro. Ipotizzare l’acquisto di 1000 prestazioni dal privato (Biocontrol a Cosenza e Marrelli Hospital a Crotone) per la Regione sarebbe un costo di 1,1 milioni di euro. Tale accordo potrebbe essere legato all’obiettivo di ridurre le oltre 350 prestazioni che ancora oggi vengono fatte solo in strutture della Campania e della Sicilia.
Ricordiamo che fino al 2015 la Calabria aveva una sola Pet con una mobilità passiva dell’80% verso la Sicilia e la Campania. Nel 2015 è stata aperta a Reggio e solo nel 2018, dopo 9 anni di battaglie, grazie alla caparbietà dell’ex direttore generale Achille Gentile è stato possibile arrivare al “miracolo” (link https://www.calabriaextra.it/la-pet-negata-ecco-la-storia-che-scrissi-per-il-quotidiano/)
Adriano Mollo